È lecito mostrare un prototipo ispirato a un prodotto ancora non lanciato sul mercato? Dove finisce il marketing e inizia la violazione della proprietà intellettuale?
A gennaio 2025, durante il CES di Las Vegas, Genki – marchio dell’azienda Human Things – ha presentato un mockup della presunta Nintendo Switch 2, insieme ad alcuni suoi accessori compatibili. Il problema? Nintendo non aveva ancora annunciato ufficialmente la console, né tantomeno autorizzato Genki a mostrare design, funzionalità o dettagli. Il risultato è stato un’esplosione mediatica che ha attirato subito l’attenzione degli addetti ai lavori, ma anche quella – ben meno gradita – del dipartimento legale di Nintendo. A poche settimane dall’evento, la multinazionale giapponese ha presentato una causa presso la Corte Distrettuale della California per violazione del marchio registrato, pubblicità ingannevole e concorrenza sleale.
Ma cosa c’è davvero dietro questa azione legale? Nintendo sostiene che Genki abbia compromesso la sua strategia di marketing programmata con largo anticipo, sfruttando indebitamente l’associazione col proprio marchio per ottenere visibilità e autorevolezza, con un tempismo perfetto: proprio poco prima del lancio ufficiale della console. Genki, da parte sua, si è difesa sostenendo che si trattava solo di una rappresentazione ipotetica basata su voci di settore. Tuttavia, il danno era ormai fatto. Per Nintendo, anche un’ipotesi esteticamente “verosimile” basta per violare un diritto industriale, specialmente se usata per promuovere accessori e prodotti commerciali.
Questo caso pone l’attenzione su una questione delicata per aziende, startup e PMI del mondo tech e creativo: quando un’azione promozionale supera il limite della legalità? Non è raro che, per esigenze di marketing o vantaggio competitivo, alcune realtà decidano di cavalcare trend, leak, rumor o brand noti. Ma se questa dinamica viene applicata senza le dovute cautele legali, il rischio è altissimo: si entra nel campo della concorrenza sleale, della violazione del marchio o, peggio, della diffusione di materiale ingannevole. Per evitare errori costosi e contenziosi legali, ogni impresa dovrebbe analizzare in anticipo l’uso di immagini, nomi e riferimenti a marchi registrati, proteggere i propri asset da utilizzi non autorizzati e, soprattutto, conoscere con precisione il confine tra ispirazione lecita e violazione della proprietà intellettuale.