Un controllo a sorpresa, un sequestro improvviso, una bandiera italiana su prodotti importati: potrebbe sembrare un incubo per qualsiasi impresa. Ma cosa accade quando la strategia legale trasforma una contestazione in un caso di successo?
Difendere un marchio non significa solo registrarlo, ma soprattutto saperlo proteggere quando viene messo alla prova. E quanto accaduto in un recente caso seguito dal nostro Studio, in cui un’azienda italiana si è trovata al centro di una contestazione per l’uso della bandiera italiana su articoli di provenienza extra-UE, esposti in un punto vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).
Le autorità ipotizzavano una violazione del Made in Italy, richiamando l’art. 4, co. 49, della L. 350/2003. La presenza di simboli “italianizzanti” su prodotti realizzati in Cina ed Europa faceva pensare a un possibile inganno per il consumatore. Tuttavia, e proprio in questi momenti che l’efficacia di una strategia legale ben costruita puo fare la differenza.
La prima mossa è stata fornire documentazione tecnica immediata: fatture, DDT e certificazioni che attestavano la tracciabilità dei prodotti. È stato poi chiarito che tutti gli articoli erano correttamente etichettati con “Made in PRC”, come richiesto dalla normativa europea, e che eventuali coperture erano causate da cartellini prezzo applicati dal rivenditore. Alcuni articoli – ad esempio i caschi – avevano etichette cucite all’interno, a dimostrazione di una marcatura permanente e conforme. Questo ha rafforzato ulteriormente la trasparenza verso il consumatore.
Fondamentale e stato anche il richiamo alla giurisprudenza: la Cassazione Penale (n. 13712/2005) esclude la falsa indicazione quando i simboli nazionali servono a rappresentare la nazionalità dell’impresa, non l’origine del prodotto. Un precedente utile per ribaltare la prospettiva dell’accusa.
Infine, il nostro intervento ha sottolineato la legittimità del marchio, registrato presso l’UIBM con elementi grafici riferiti all’identità nazionale dell’impresa.
L’esito? Il sequestro è stato archiviato. La comunicazione formale, supportata da argomentazioni giuridiche solide, ha evidenziato l’assenza di qualsiasi inganno per il consumatore e ha spostato l’attenzione sulle responsabilità del rivenditore nella copertura involontaria delle indicazioni di origine.
Questo caso dimostra quanto sia importante non solo registrare un marchio, ma costruire una strategia legale di tutela reale, concreta e tempestiva. Saper rispondere a sequestri e contestazioni con competenza può fare la differenza tra danno d’immagine e consolidamento della fiducia nel proprio brand.
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