Decidere dove costituire una holding non è una mera questione formale, ma una scelta strategica che incide sulla struttura fiscale, sulla governance e sulla sostenibilità complessiva del gruppo.
Oggi, per imprenditori, gruppi familiari e PMI con prospettive internazionali, la domanda è più attuale che mai: conviene una holding italiana o estera?
La holding italiana rappresenta la soluzione più lineare per chi opera prevalentemente sul mercato nazionale. Il regime della participation exemption (PEX) consente di esentare al 95% le plusvalenze da cessione di partecipazioni, a condizione che siano rispettati i requisiti del TUIR, mentre i dividendi concorrono alla formazione del reddito solo per il 5%. A ciò si aggiunge una governance più semplice, costi amministrativi contenuti e un rapporto più diretto con il sistema bancario italiano. Tuttavia, il rovescio della medaglia è rappresentato da una tassazione complessiva più elevata rispetto ad alcune giurisdizioni estere e da una minore flessibilità nella gestione societaria.
Tra le alternative più utilizzate in Europa spiccano Olanda e Lussemburgo. L’Olanda si distingue per un regime di participation exemption totale, che prevede l’esenzione al 100% di dividendi e plusvalenze qualificate, una rete di oltre 90 trattati contro la doppia imposizione e la possibilità di centralizzare i flussi finanziari del gruppo. Questi vantaggi, tuttavia, sono bilanciati da costi di costituzione più elevati, obblighi di reporting complessi e da una crescente attenzione dell’UE e dell’OCSE verso schemi di pianificazione fiscale aggressiva.
Il Lussemburgo, tramite la struttura della Soparfi, è tradizionalmente scelto per family office e veicoli di investimento. Combina un regime ordinario con ampie esenzioni su dividendi e plusvalenze, a patto che siano rispettati i requisiti minimi di partecipazione e durata. La flessibilità è uno dei principali punti di forza, ma va accompagnata da una reale operatività economica, trasparenza e sostanza sostanziale. Dopo casi come LuxLeaks, il controllo da parte delle autorità fiscali europee è divenuto molto più stringente.
Le corti europee e le linee guida OCSE sono chiare: una holding estera priva di sostanza economica può essere considerata artificiosa e quindi soggetta a contestazione da parte dell’amministrazione finanziaria. La scelta della giurisdizione non deve quindi basarsi solo su vantaggi fiscali, ma su una pianificazione solida e coerente con la realtà operativa del gruppo.
Stai valutando dove costituire o riorganizzare la tua holding? Attento. Una decisione strategica oggi può fare la differenza domani.








