Hai mai acquistato un farmaco da banco online pensando che fosse un’azione semplice e innocua? E se ti dicessimo che quei dati, apparentemente ordinari, possono rientrare tra i più sensibili secondo il GDPR?
Recentemente la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito un principio fondamentale: anche l’acquisto online di farmaci da banco può comportare il trattamento di dati relativi alla salute. Un segnale forte per tutte le aziende che operano nel commercio elettronico, ma anche per professionisti, giuristi e decision maker che si occupano di privacy e trattamento dati.
Pensiamo al processo tipico: un cliente acquista un analgesico su una piattaforma di e-commerce farmaceutico. Fornisce il suo nome, l’indirizzo di consegna, i dati di pagamento e la lista dei prodotti ordinati. Fin qui tutto regolare. Ma il tipo di prodotto acquistato può rivelare indirettamente informazioni sulla sua salute: una cefalea ricorrente, una condizione infiammatoria, un disturbo digestivo. Ecco perchè secondo la Corte europea, quei dati devono essere considerati dati sanitari, meritevoli di tutela rafforzata ai sensi dell’art. 9 GDPR. Questo cambia tutto: i dati così trattati non possono essere gestiti come semplici dati anagrafici o commerciali. Serve il consenso esplicito e informato dell’interessato. Serve un’informativa chiara, specifica e soprattutto comprensibile. Serve una base giuridica adeguata, sistemi di sicurezza avanzati e audit periodici sul trattamento.
La sentenza si inserisce in un contesto più ampio in cui la giurisprudenza europea si fa sempre più rigorosa in materia di protezione dei dati. Non e più accettabile improvvisare: aziende, startup e professionisti devono dotarsi di policy precise, procedure interne coerenti e consulenze legali solide. Non solo per evitare sanzioni – che possono arrivare al 4% del fatturato – ma per costruire fiducia, consolidare la propria reputazione e posizionarsi come attori seri e responsabili. Per gli imprenditori digitali, questo puo rappresentare anche un vantaggio competitivo. Un brand che tutela i dati dei clienti e un brand che fidelizza, che comunica affidabilità, che anticipa i rischi. Le soluzioni? Consulenze su misura, check-up legale periodico, formazione del personale, integrazione della privacy by design nello sviluppo dei sistemi IT.
Nel concreto, si tratta di rivedere moduli di consenso, aggiornare informative, effettuare Data Protection Impact Assessment (DPIA), individuare con precisione ruoli e responsabilita tra titolare e responsabile del trattamento. Che tu sia titolare di una farmacia online, un software provider per e-commerce o un manager che supervisiona il trattamento dati, oggi più che mai e fondamentale conoscere i rischi ed intervenire con tempestività.